15 maggio 2006

In vacanza da St.Martin a Martinica

Oggi è domenica, sole e vento in quantità. Ho appena finito una grassa colazione e tra poco scenderò i 45 pioli della scala di legno appoggiata alla poppa di Kudra, comodamente invasata (nel suo invaso...) sul piazzale del RodneyBay Marina & BoatYard, St. Lucia.
Ero li, seduto al tavolo della dinette, con una batteria di 6 biscotti a bagno nella tinozza di tea, e ripensavo ai giorni appena vissuti. Una dozzina di giorni in compagnia di Simo Giorgio e Stefy, giorni di navigazione e di pura vacanza.
Beh, vediamo che è successso.
Dopo l'imbarco di Stefy e Gio a St. Martin decidiamo di passare nuovamente da Anguilla, per godere della magnifica e minuscola Sandy Island e per scoprire finalmente i Prickly Pear Cays, striscie di reef e isolette di sabbia bianchissma a poche miglia dall'isola madre. Famosi per gli ancoraggi selvaggi e di grande bellezza. In effetti trascorriamo una bella oretta a fare i "ginnasti" sul bagnasciuga: salto in lungo, verticali, capriole doppie e triple, ruote... una faticaccia, ma che risate!
Ripartiti, ci dirigiamo verso un villaggio di pescatori, Ilsand Harbour, sulla costa nord di Anguilla, baietta completamente ridossata dal mare grazie ad un piccolo labirinto di reefs, che aggiriamo sinuosi come un serpente, e grazie anche ad un "local" riusciamo a piazzare Kudra nell'unico punto dove c'è abbastanza acqua per la nostra chiglia... L'indomani salpiamo di nuovo per St.Martin, dobbiamo recuperare le bombole di gas che abbiamo fatto ricaricare...una palla, ma ci tocca. Ormeggiamo a sud dell'isola, nella parte olandese, nella grande baia di Philipsbourg, una enorme piscina naturale con spiaggiona tipo rimini (ma molto più bella!) e paese votato al duty-free... milioni di vetrine con carrettate di oro, gioielli, orologi, il tutto gestito per la quasi totalità da indiani. E all'ingresso della baia, giusto per dare un senso a questo quadretto surreale, un mega pontile proteso verso il mare che ospita 2, 3 fino a 4 mega navi-crociera. Inutile che mi dilunghi...Passeggiata a terra, esplorazione, rientro in barca al tramonto, spossati e rintronati dal rumore del traffico e dalla puzza della città. Si va a nanna, ovviamente dopo l'ennesima super-cena (con la Simo non si scherza, se poi ci metti anche un po' di Giorgio e Stefy...allora lo stomaco non smette mai più di lavorare!).
Ma di dormire, almeno per il sottoscritto, neanche a parlarne. Tra rollio incessante, caldo afoso, zanzare e digestione in corso, sta di fatto che ero un po' disturbato nel riposo...e poi c'era quel particolare, un suono, una ribrazione bassa e insistente, che dal tramonto aveva cominciato a ritmare le ore spandendosi tutt'intorno con le pulsazioni del vento quasi assente. Calypso!
Cosa è, cosa non è, ad un certo punto il cervello fa finalmente il 1+1 e mi torna in mente la frase di Stefy, che poche ore prima mi accennava al carnevale in preparazione. Eh si, nel Caribe il carnevale lo festeggiano ogni isola in periodi diversi, per ovvii motivi di affluenza e business. Insomma il Carnevale mi chiamava. A dire il vero ho avuto la forza di alzarmi e pigliare il tender solo per il pensiero omicida che mi riempiva la testa: bruciare le casse che fanno tutto sto casino. Alle 4 del mattino sbarco finalmente e casualmente nel mio primo vero carnevale. Tutta l'isola era in strada. Tutta. e tutti ballavano. Tutti! Dal tramonto all'alba. 5 chilometri di statale assurdamente piena di gente che ballando seguiva i mega camion attrezzati a palco: ognuno della decina di super camion era attrezzato con complesso al completo, generatore di corrente, frigoriferi e circa 50 metri quadri di casse acustiche, 2 muri di casse, uno davanti e uno dietro. Una quantità spaventosa di decibel! e tutti attaccati ai woofer...Bellissimo, una sana e persistente sensazione di comunione ed euforia. Del gran divertimento, altro che!
Inutile dire che all'alba gironzolavo alla ricerca di un caffe, introvabile, per poi rifugiarmi a bordo, in compagnia delle amate zanzare, che poi tanto casino non fanno...Un bel paio d'ore di sonno e poi via, s'ha da naviga', vogliamo scoprire il caribe vero!
Dove si va? Bah, il vento è debole, sta girando in faccia, insomma una schifezza, vediamo, si, st.barth è una possibilità. vicina, quantomeno. St.barth, l'isola fighetta, dove tutto fa notizia. solo personaggi famosi, solo ville lussuose, un traffico aereo impressionante (1000 metri di pista, 1 decollo o atterraggio ogni 3 minuti!). L'isola offre anche spiagge bellissime e qualche ormeggio particolare, come il nostro, accessibile solo tempo buono, in una baia bella e chiusa da una linea di reef. E perfettamente allineata con la testata pista. Altro che Dolby Surround.
Al tramonto parte la missione pizza, una delle più gettonate. 3 ore in cui si parla solo di lievitazione, reimpasti, umidità relative e tecniche di lavorazione. Pizza, pizza!!! Buonissima!!
Il giorno seguente siamo di nuovo in navigazione, prua su Barbuda, britannica e dimenticata. dimenticata perchè troppo piccola e spoglia per essere un business. Pochi ridossi, tanto reef, una grande laguna. Arriviamo un'ora prima del tramonto, ma è già troppo tardi per tentare l'ingresso all'ormeggio che avevo pensato; ripieghiamo per un posto più vicino ma meno riparato. Non riusciremo a raggiungerlo, la chiglia si punta in continuazione sui bassifondi sabbiosi e dobbiamo uscire nuovamente e cercare un altro posto. Si opta infine per l'ormeggio classico, quello segnalato su tutte le guide, quello che di solito è molto frequentato. Qui no. Dopo una navigazione completamente strumentale (e facile grazie al GPS) troviamo il nostro posticino per la notte, a 30 metri dallo spiaggione e ben distanziati dalle altre 5-6 barche che "affollano" la baia. Che baia non è, perchè c'è solo questa spiaggia di sabbia bianca che sembra circondare l'intera isola! 18 chilometri no-stop. Fantastico. La mattina dopo ci spostiamo nell'ormeggio più bello dell'isola, perchè il meglio riparato ed accogliente. trascorriamo la giornata in bagni sul reef, escursioni a terra e...riparazione della messa a terra della radio SSB. Che funziona, e ora le carte meteo le riceviamo senza problemi.
Tappa successiva: Guadalupa. Lasciamo Barbuda con dispiacere, dificilmente ci torneremo, ma di sicuro non la dimenticheremo, un pezzettino piccolo di cuore è rimasto li.In mattinata siamo al traverso sottovento di Antigua, altra bella isola ricca di spiagge, storia e di barche a vela, che proprio in questi giorni si sfidano mille regate nella Antigua Sailing Week, uno degli appuntamenti della vela mondiale più prestigiosi. Le vele aperte in questa bella brezza tesa da sud est sono centinaia, tutte ad inseguirsi su un campo di regata in mezzo a reef, scogli e bassifondi.Decidiamo di proseguire. I giorni passano e vorremmo tanto dedicare un po' di tempo alla Dominica; si prosegue quindi per la Guadalupa, altre 40 miglia, ma il vento gira di una ventina di gradi, finalmente possiamo navigare in rotta, o quasi. Per cena siamo quindi in territorio "Francese", e come tale assolutamente ributtante. Non so se voglio aprire questa enorme parentesi contro i francesi, ma andrebbe fatto. La Guadalupa, la Martinica, St. Martin, le Saints, e tutti i territori d'oltremare francesi, sono tutte belle, ben organizzate, civili, rifornite di ogni tipo di cibo e cellulare. In tutte queste isole la Francia ha deciso, ha imposto il "family feeling" per facilitare forse l'acclimatamento dei propri cittadini in vacanza. Cosa vuol dire? che un navigatore che dopo tot milioni di miglia si fermi in uno di questi posti, non saprà riconoscerlo da tutti gli altri della "famiglia". Atterrare a st.Tropez o a Trois-islet o a Saintes è la stessa cosa! Stessi pontili, marciapiedi, stessa quantità di farmacie e tabaccai. Scendi a terra e non sai più dove sei. Eh si, ma voi francesi, dico io, sarete anche stufi di girare il mondo nei vostri cavolo di "parchi giochi" e trovare le sempre le stesse identiche cose, e le stesse identiche boe gialle a delimitare tutte le spiagge, o no?E' terrificante. Per me. La sterilizzazione, ad uso e consumo di francesi e turisti di tutto il mondo.E sapete cosa succede poi? succede che il costo della vita è troppo alto, che lo stato interviene con l'assistenzialismo, e gli ex-schiavi vengono "riconfigurati" per fare da marionette colorate al luna park. Ma non funziona gran bene: le isole contaminate dai francesi sono le sole in cui sistematicamente vieni trattato peggio. Mangi spesso male, nessuno ti sorride, non c'è musica nelle strade (RICORDATE: NO MUSIC? NO CARIBE!), non dovresti fare l'autostop perchè a volte i creoli sono violenti con i bianchi! Lo spirito imborghesito della gente porta ad ipocrisie e comportamenti malati tipici della nostra europa, ma che qui non hanno tanta ragione di esistere. Ecco allora che della Guadalupa abbiamo visto ben poco, a parte Pigeon Island, un grosso scoglio dipinto da uno dei più bei giardini coralliferi del caribe. In effetti, anche solo guardando con maschera dalla superificie, l'occhio gode: tanti pesci, molti per me nuovi, tanti colori e la solita, bellissima gioia del nuotare in mezzo ad una vita marina viva e sana.Facciamo un'altra tappa poche miglia più avanti, alle isole Saintes, bellissime, e francesizzate. Nella desolazione della sera (tutto chiuso) troviamo un bel bar sulla spiaggia, tutto colorato e reggae, frequentato da tantissimi rasta. Ci fermiamo per una pina colada e poi di nuovo a bordo.
La mattina dopo salpiamo di buonora per sfruttare al meglio la giornata che ci porterà in Dominica. Meno di 20 miglia, ma vermamente intense. dopo un ingaggio con un dufour38' che pur più lento stringeva di più di noi (aaaaaarrrrrrggggg!!!), il vento vien meno ed accendiamo quindi motore. Ed ecco la sorpresa: dal mare, in lontananza, emerge un isolotto nero: Una balena! le digitali cominciano a scattare in modo isterico. Seguiamo a distanza di 150 metri la bestiona che però non fa granchè; aspettiamo a lungo che si immerga in modo da offrirci il maestoso spettacolo della coda che si alza nell'aria curva come un'arco.L'attesa viene premiata e finalmente il mammifero si immerge. Che emozione!E' la prima volta per tutti e quattro!Proseguiamo per la Dominica non senza notare le sorelle dell'amica balena, 3 o 4 esemplari tutti nello spazio di un paio di miglia quadrate.
Facciamo dogana ed ormeggiamo nell'unica vera baia della Dominica, al nord, di fronte all'ex capitale Portsmouth. Nel pomeriggio ci accordiamo con una delle guide del posto per una visita all'Indian River, un concentrato di Dominica in 1 km di fiume che attraversa la foresta pluviale.Fantastico. Pur essendo a 30-35 metri dal centro cittadino (si fa per dire) sembra di essere su un altro pianeta.Partendo dalla foce del fiume nella baia, si risale passando sotto il ponte della statale, l'unica dell'isola. Un gran traffico, ma dopo 2 minuti a remi siamo già in paradiso. Albert si impegna, con grande professionalità, a mostrarci le bellezze della sua isola, che sono veramente tante. La barca risale lentamente il fiume in un silenzio rotto dal movimento dei remi, dal canto degli uccelli e dalle nostre voci basse...La natura è decisamente protagonista.
L'indomani appuntamento a terra alle 8 e mezza: con Andy, altra guida dei parchi dell'isola, partiamo con la sua auto per una giornata di esplorazione. Attraversiamo l'isola in meno di un'ora, ovest-est, Andy si ferma ogni volta che vede una pianta o animale particolare, ci spiega come si chiama e a cosa serve. Alcuni sono odori familiari, come la cannella, di cui però io mai avevo visto l'albero. I panorami sono sempre uguali: bellissimi. La strada si snoda tra le montagne, salendo e scendendo fino al mare in mezzo ad un imperante verde. L'isola è vulcanica, le spiagge nerissime e lucide. Proseguiamo verso la zona di riserva dei Caribi, quelli veri, i pochi rimasti. I conquistatori spagnoli, francesi, inglesi, olandesi, erano tutti più o meno daccordo sul fatto che gli autoctoni fossero un impiccio, quindi li hanno eliminati. Tutti tranne 2000 circa, che da pochi decenni vivono confinati in un pezzo di Dominica, in cui possono applicare le loro leggi e rispettare le loro tradizioni. Così la terra viene assegnata ad ogni famiglia perchè possano costruirsi una casa e cogliere i frutti dalle piante...e costruire begli oggetti da vendere al turista. I Caribi moderni sembrano abbastanza integrati con tutti gli altri e tolleranti coi turisti. Certo sono un grosso simbolo, il simbolo dei nostri vizi occidentali: gli eserciti e flotte di navi europee hanno ammazzato tutti, saccheggiato tutto, poi hanno fatto schiavi decine di migliaia di africani e li hanno portati qui, nel Caribe, per lavorare in queste terre ricche. Per cosa? per dare a noi europei la possibilità di avere caffe, di zuccherarlo e volendo anche correggerlo con un po' di rhum.
Il nostro giro continua dopo il pranzo a base di pollo e verdura. Nel pomeriggio visitiamo il cuore della foresta, dove più vecchi sono gli alberi e gli uccelli più numerosi. Nel tardo pomeriggio torniamo, stanchì e felici, alla barca, che ci aspetta paziente all'ancora. La sera stessa, dopo cena e aver messo a letto le ragazze (ma quanto vi amiamo!) salpiamo per l'ultima navigazione (a motore in buona parte...) che ci porterà in Martinica, dove i ragazzi sbarcano. Dove anche la Simo sbarca! Si, lasciato solo al mio destino il giorno dopo parto per st.Lucia, dove arrivo dopo una tranquilla e goduriosa veleggiata con una fresca brezza da est. E il cerchio si chiude.Barca in terra, lista lavori, preventivi in cantiere, birretta serale al baretto e, già che sono qui (la patria del polletto) mi sfondo di polli alla griglia con verdure e patate fritte!!!E tra pochi giorni dovrò abbandonare Kudra a se stessa. L'Italia mi aspetta, la Simo mi aspetta!
Un abbraccio a tutti voi, e mi raccomando l'ultimo sabato di maggio RHUM-PARTY a Bergamo!
Matteo