03 aprile 2008

Pater et Mater

Lo sapevate che dal 2007 nel calendario è comparsa una nuova festività?

E’ il giorno del riposo assoluto, ma non quello dei lavoratori, solo quello dei genitori; è il giorno in cui a lavorare ci vanno solo le baby-sitter senza figli.

Quel giorno (ognuno decide quale, basta che ci sia) è festa grande, della serie che il giorno prima le madri vanno dalla parrucchiera, i padri lavano la macchina e gonfiano le gomme, mentre il giorno dopo l’umore è così alto che ci si dimentica di timbrare il cartellino, fare il pieno, pagare le bollette.

Il giorno del riposo assoluto è un giorno speciale: è composto da 60 ore e ogni ora da 150 minuti.

Quel giorno, oltre a capitare le cose più eccezionali dell’anno, succede pure che si avverano i desideri più profondi e nascosti nel cervelletto di ogni genitore, ovvero capita che i figli spariscono come il capitano Kirk dell’ Enterprise al comando: “teletrasporto!” e le baby-sitter chiamano al cell per dire che va tutto bene e la bimba sta guardando cenerentola sul monitor LCD.

Il giorno del riposo assoluto capita addirittura, ma non sempre, che i genitori decidano di fare un altro figlio, perché in questo giorno speciale anche la memoria va in vacanza e non si ricorda più nulla….il vuoto, l’amnesia totale…

In questo giorno benedetto i genitori infine dimenticano i “pochissimi” lati negativi dell’essere pater e mater, tipo non poter mangiare la Nutella col badile e dover rispettare i limiti di velocità in autostrada e in prossimità delle scuole.

Beh, ora sarò cattivissimo e ve lo dico: questo giorno non esiste!!!!!

L’essere genitori è una specie di schiavitù in regime dittatoriale e le ore lavorative son 24, tutti i giorni, perché se ne salti una rischi l’innesco della bomba atomica modificata all’uranio arricchito di plutonio barico acidissimo.

E gli effetti devastanti te li ritrovi per sempre in mutazioni genetiche incontrollate di casa, auto, giardino, udito, nervi affioranti e ulcere dolorosissime…

Ma….c’è sempre un ma in tutte le storie…ma è inutile che vi dica che basta un sorriso della belva, un bacio del figlio coguaro, una carezza della strega che subito vi si apre il cuore e tutte le ingiustizie e sofferenze vengono cancellate e un grande cuore ricomincia a splendere sopra il focolare domestico.

Tutto questo è un discorso generale, ovviamente.

Diverso è il Nostro discorso. Quello mio e di Simo che, chiusi nei 20 metri quadri di Kudra in compagnia dell’”essere”, persi tra le isole disabitate non possiamo nemmeno scendere al bar sottocasa per comprare le sigarette.


L’essere….dovrei studiarne l’etimolgia, probabilmente.

figlio/figlia=essere/sarà=totale/centrogravitazionale=buconero/bigbang=genesi/apocalisse

Quello che è certo che la sirena dei pompieri è la registrazione della normale voce di nostra figlia Greta.

Ehhhhh si!!! Si fa presto a dire Greta!!!

Baronessa, contessa, regina dei mari Alfonsina Gretoletti, signora indiscussa del canto e catalizzatore supremo…basta un suo sguardo e la resina si indurisce sul pennello!

Dovete scusare questo mio sfogo, ma sono ancora un genitore novello/pivello. Sono passati solo 1 anno, 1 mese, 4 giorni, 18 ore, 13 minuti, 56 secondi, 874 millesimi da quando sei venuta alla luce in quella bellissima serata in Martinica, all’ospedale di Lamentin che, voglio dire, nessuno mai mi toglierà dalla testa che va tradotto in “lamento bestiale e ininterrotto”…

I genitori più esperti già staranno pensando: “ 13 mesi… cammina…dice almeno 10 parole oltre a mamma, babbo e pappa…ha 4 denti sopra e 6 sotto, risponde ai comandi fondamentali…”

Macchè!

Sarà la vita in barca, lo iodio, il codice genetico alterato dal buco dell’ozono, ma ve lo devo dire, la realtà è ben altra:

punto primo: non cammina. Sta in piedi 10 secondi al massimo, poi parte in quarta a gattoni, destinazione sconosciuta.

Punto secondo: non parla. Ha imparato i versi di tutti gli animali dello zoo, il rumore del motore del tender e degli aerei, ma di dire babbo neanche l’idea.

Punto terzo: denti?!?!?. Naaaaaaaa….. beh i denti le stanno spuntando, ma non so se dovrei dirvelo…ok, ve lo dico…la piccola ha solo i 2 canini superiori. Vi prego non passate subito alle conclusioni!

Il nostro amico Ale, dentista, l’ha visitata e dopo il 3° morso era ancora vivo e nemmeno tanto mannaro.

Chi ben comincia…

Veniamo alle cose più belle di lei:

Mangia come un lupetto e dorme come un ghiro. 11 ore filate, tutte le notti, senza fare una pence.

Quando dorme…è così bella che ne vorrei altri 3, di figli.

Peccato che non la vediamo mai dormire, perché quando la baronessa schianta sul letto a 3 piazze che le compete i qui presenti genitori Matte e Simo schiantano a loro volta per la stanchezza!!

E non ditemi che è il windsurf!!

Certo questo fatto dello stare in barca, lontano dalla terraferma, dal parentame, asilo, scuola e bar-tabacchi mi ha fatto capire il ruolo dei nonni.

Permettete l’analogia… il figlio/figlia sta alla pentola a pressione come i nonni stanno alla valvola di sovrapressione.

Sono ingiusto?? Si si si! Mi sfogo, almeno ora che ancora la belva non riesce a formattare l’HD!!

E meno male che con noi ci sono sempre Moni e Ale, che fanno un po’ da baby-sitter, un po’ da confessori e da spalla su cui versare qualche lacrimuccia!!

Concludo con un piccolo elenco di cose che la piccola ha imparato in 13 mesi:
. accendere la radio e ballaree
. jettare ogni cosa dall’oblò vista mare
. timonare
. usare il VHF
. nuotare con la ciambella
. infilare i piedi nei pannolini sporchi
. pisciare in ogni angolo della barca
. riconoscere il barattolo della Nutella!

E ora vi saluto che ho finito il mio bonus di tempo…la Simo ha bisogno di una sostituzione sul campo di battaglia!

Buon vento a tutti!!!

Matteo

Windsurf

Potrei cominciare questo post con la morale della favola: è tutta colpa di Fabio

Si, perché è lui che in queste settimane insieme (e anche dopo la sua partenza per l’Italia) ci ha innestato nel cervello il pensiero fisso del windsurf.

Da bravo sportivo ed ex surfista professionista ci ha mille volte emozionato con ragionamenti su strambate, metraggi di vele e planate tra i meravigliosi reef.

Ogni volta la stessa solfa: “ ma guarda sto posto che spettacolo! Peccato non avere un windsurf a bordo, ora sarei fuori a 20 nodi, vento nei capelli incontro alle onde oceaniche!”

Dai una, dai 2, dai n volte…cominciamo (io per primo) a capire che una vita senza windsurf non val la pena viverla…

Quando alla fine lo salutiamo all’aeroporto di Gran Roques i lacrimoni sono suoi, che avrebbe voluto (ma i tempi non ce l’hanno permesso) sbarcare sull’unica isola (Francisquis) con centro di noleggio tavole e sfondarsi i muscoli in un cazza-cazza-cazza, orza-orza-orza a velocità prossime a quelle di decollo di un Tornado.

Caro Fabio, il destino è stato veramente subdolo e ingiusto con te.

Si perché a meno di 40 ore dalla tua partenza il sottoscritto e Ale eravamo perl’appunto impegnati con tavole e vele nel posto più bello che abbia mai visto per tale attività sportiva

Ed è solo l’inzio.

L’adrenalina prodotta dalle prime ore di surfate mi convince che l’equipaggio di Kudra deve salire a quota 4: io, Simo, Gretoletti e Fabio (così sogno di chiamare la mia prima tavola a vela).

Parte la ricerca: al centro di noleggio il buon Fernando ci mette in comunicazione con tal Oscar, surfista convinto che ha un negozietto per turisti a Gran Roques.

Mi catapulto sul posto ed ecco la sorpresa: effettivamente Oscar ha una vela (buona, 6.9m quadri) e una tavola che è tutto un programma.

Si tratta di un prototipo da slalom, in carbonio, talmente leggera che chissà dove mi porterà. E’ un po’ giù di tono, così piena di ammaccature mal riparate ma Oscar mi convince all’istante, bastano due parole: Ferrari e Gratis


Fernando penserà a fornire il resto dell’equipaggiamento (albero, boma, piede, pinna, trapezio), un po’ ce lo vende, un po’ ce lo presta…

Giunge infine il gran giorno. Mi sembra di festeggiare st.Lucia, Natale, Compleanno, onomastico e acciacchi del Berlusca tutto insieme.

Monto l’attrezzatura, salgo sulla Ferrari e via!!!

Abbbellloooo!!!! Ma via dove???

Il primo bordo: 2 metri

Il secondo: 3,15 metri

Il terzo: 5 metri

Il 4° non c’è, mi tocca tornare in barca tutto spaccato per le legnate che prendo cadendo in acqua ogni 2 secondi netti.

Ma il sorriso continua a paralizzarmi i 54 muscoli facciali.

Insomma, a furia di tentativi riesco, nei giorni seguenti, a domare la Ferrari che però non ne vuol sapere di rimanere entità unica e indivisibile.

Ha una strana tendenza a frantumarsi in mille brandelli.

Vabbè, direte voi, Matte ha riparato barche grandi, affondate, costruito sommergibili e space shuttle, saprà ben riparare una tavoletta da gioco!

In effetti ci ho provato, più di una volta, ma dopo aver perso la prua, ricostruito la scassa della pinna, toppato buchi grandi come carie di un mammuth, ho deciso che la Ferrari/Fabio la tengo come…beh, non saprei come.

Scusa caro Fabio, non sentirti offeso, ma è come se tu pesassi 15 kg. Saresti un po’ deboluccio, no?

In ogni caso il mio affetto per Fabio (non tu, la Ferrari) cresce di giorno in giorno, il feeling anche, le velocità pure.

Insomma mi son preso delle belle soddisfazioni!

Te ne dirò un’altra, caro Fabio. Il nostro rapporto in realtà è a 3…non fraintendermi, non ti tradirei mai, ma al nostro gioco di coppia si è subito unito Ale, che ti ha usato e abusato più e più volte quando non ne potevo più di te!

Hai fatto felici 2 ragazzi che in questo modo si son resi conto che la schiena è un bene prezioso e da salvaguardare…

Chiudo questo papiro con una riflessione: quando io e Ale ci troveremo, pensionati in baita in val brembana, a parlare delle nostre ernie in compagnia di una grappetta, diremo all’unisono “è tutta colpa di Fabio!!!”

Los Roques

Ciao a tutti

A 2 mesi dal precedente post vi chiederete che fine abbiamo fatto e perché non abbiamo pubblicato più nulla. Beh, la pigrizia e l’assenza cronica di internet ci hanno un po’ tagliato le gambe…

Ma veniamo al dunque, perché mi prudono i polpastrelli e ho tante cose da raccontare.

Lasciata P.to La Cruz subito dopo l’avventura in Gran Sabana, Kudra e Nicolandra hanno messo la prua su Tortuga, dove eravamo già stati e dove siamo rimasti qualche altro giorno per godere appieno dei meravigliosi cayos Herradura e Tortuquillos.

A bordo di Kudra ci siamo sempre noi tre e…il mitico Fabio, che ancora una volta è riuscito a sganciarsi dagli impegni e si unito a noi.

Fatto il pieno di bagni e di sole ci apprestiamo alla “lunga” navigazione che ci porterà a Los Roques, una delle ultime meraviglie del mondo marino. 100 miglia facili, al gran lasco, che maciniamo in una quindicina di ore. Al mattino siamo in vista del “lato” sud, che lasciamo scorrere sopravento.


Los Roques è un arcipelago corallino molto esteso e variegato, decine di isole basse e da sogno e una vastissima zona non navigabile per i bassi fondali non cartografati.

Paradise…ma il pericolo è sempre in agguato, per navigare in sicurezza è necessario avere sempre il sole alto e possibilmente alle spalle, per capire dai colori dell’acqua dove sono i pericoli sommersi.

Poche altre miglia e comincia dunque il gioco degli allineamenti e della navigazione a vista.

Atterriamo nella parte sud ovest dell’arcipelago, a dos Mosquitos, ma una barra di corallo invisibile di un miglio ci taglia la strada e bisogna sperare che l’allineamento segnato sulle carte sia corretto per centrare i 20 metri di pass… bussola inchiodata sui 60°, prua su due palme spelacchiate, sole basso e in faccia, esattamente come non si dovrebbe fare…quindi proseguiamo fiduciosi e centriamo il passaggio…welcome to Los Roques!

Da questo momento in poi il tempo diventa una dimensione talmente approssimativa da essere dimenticato: l’unico punto fermo sarà la data di sbarco di Fabio (tra 5 giorni!) che deve volare da Camilla e dalla sua barca “Yemanja in blu”. Per il resto Los Roques sarà un capitolo della nostra vita che a dire il vero non si è ancora concluso.

Da dos Mosquitos in poi le giornate si susseguono, morbide come un materasso in lattice, tra albe e tramonti, piccole navigazioni, pranzi e cene da leccarsi i baffi, cambi pannolini, bagni, esplorazioni di reef, monitoraggio denti Greta, risate in compagnia e tanti tentativi di pesca…a vuoto.

La pesca a vuoto è una tecnica sofisticatissima che abbiamo affinato nel tempo. Consiste nel fare di tutto per pescare il nulla assoluto. Bisogna essere molto bravi, precisi nel preparare lenze ed esche, naturalmente ci vuole anche una buona dose di fortuna, perché pescare niente è difficilissimo!

Con poca modestia posso dire che nel tempo abbiamo acquisito una sensibilità tale da ritenerci ormai degli esperti. I record si sprecano, e i mesi passano senza che alcun pesce arrivi nel pozzetto di Kudra.

Ma torniamo a noi.

Lasciati i dos Mosquitos comincia la lunga serie di nomi esotici: Cayo de Agua, Carenero, Sarqui, Espequi, Noronquises, Crasui, Francisquis…

3 giorni qui, 4 la, poi un po’ più a nord, quindi qualche giorno a Gran Roques (l’unica abitata e con copertura telefoni, internet, supermercati…); e di nuovo a sud, poi a ovest ecc ecc…

E una volta viste tutte? Beh, non resta che ricominciare, perché è difficile stancarsi di questi posti.

A variare un po’ la routine di Kudra e Nicolandra ci pensa DamishaRidda, la barca di Patrizia e Guido, che Ale e Moni avevano conosciuto ancora in Italia e che avevano reincontrato non ricordo dove.

La flotta sale quindi a 3 barche, e aumentano in proporzione anche i pranzetti e gli spunti culinari da approfondire.

Solo l’aspetto culinario meriterebbe molti post! Non vi dico, tra pasta fresca, gnocchi, torte, pane, pizze, sformati, carpacci, sushi-sashimi, e quanto di più buono può venirvi in mente!!!

Ci viziamo e straviziamo: Simo, Moni e Patrizia che fanno a gara a chi consuma più gas!

Vediamo ora la giornata tipo di questa banda di barcaioli:

Sveglia: Kudra alle 7 con sirena da nebbia, resto del mondo…quando capita.

Colazione: verso le 8, ma le donne sono spesso a terra per lezione di Yogurt…oppps, Yoga.

Liberi tutti fino alle 12

Pranzo: in compagnia oppure ognuno per se ma…fornelli accesi, vino in frigo, aperitivi pronti in pozzetto

Opzione A (ognuno per se): pranzo leggero per agevolare il bagno pomeridiano

Opzione B (tutti insieme): pranzo medio/pesante, 3 portate, caffè, ammazzacaffè, lavatazzina e programmazione del menù serale

Dopopranzo: pennica sindacale per tutti (su Kudra solo se la contessa Alfonsina Gretoletti schianta prona almeno una mezzora)

Pomeriggio: liberi tutti con opzione esplorazione reef

Tramonto: aperitivo imperiale collettivo.

Cena: all-together-now dopo le 8 (Greta si stacca come un salvavita e concede serata libera) e riempimento stomaco della serie: fin che ce n’è, viva il re!

Dopocena: degustazione di rhum ed eventuale proiezione film (tra le tre barche abbiamo probabilmente oltre 400 films)

Potete ben capire che con una vita così intensa alle 10 siamo tutti con l’occhio pallato a mezz’asta sognando la branda…

La svolta nei ritmi di vita si è avuta quando abbiamo deciso di cambiare tecnica di pesca e di passare dal nulla al qualcosa… ore ed ore di interminabili riflessioni su quale esca, quanta lenza, probabilità di catturare le prede.

Sono quindi cominciate le uscite, mattutine e serali, a bordo di uno o due tender, finalizzate esclusivamente alla pesca.

E finalmente, dopo circa 30-40 litri di benza consumati per nulla, abbiamo capito che le esche erano troppo grosse. A questo punto Guido ha sfoderato una scatoletta con gli ami giusti. Abbiamo avuto allora i primi risultati: pochi piccoli infanti di pesciolini rossi…buonissimi!!!

Non mettetela sull’etico/sportivo, per favore. Eravamo in astinenza forzata da mesi e quindi anche un paio di piccoli di acciuga erano meglio che una legnata nelle gengive!!

Fatto sta che siamo riusciti anche a collezionare 8 pescetti (2 kingfish, 1 ricciola, 5 sconosciuti) in 2 soli giorni e a farceli fuori tutti in un solo pranzo: tutti crudi!!!


Pochi giorni fa invece ci siamo dovuti separare a malincuore da Guido e Patrizia, che hanno ripreso la loro navigazione verso ovest, e che ora saranno a Les Aves o alle ABC. Buon vento ragazzi, è stato un piacere conoscervi e stare un po’ con voi!!!

Per quanto ci riguarda siamo entrati in vera emergenza gas. Incubo! L’umore a bordo è subito sceso sotto le sentine e abbiamo dovuto prendere il problema di petto.

Abbiamo allora scoperto dopo mille ricerche che le nostre bombole Camping-gaz qui le possiamo anche buttare. Usano si lo stesso gas, ma in bombole ben diverse e non di facile reperibilità.

Ma proprio un paio di giorni fa un buon uomo ci ha venduto a caro prezzo una delle sue.

Meno male, perché non si può mica stare col forno spento più di 2 giorni, no?

Viva la panza piena e la cambusa stracolma!!

Matteo