“Tutto ok! Arrivate alle 23.30? Il marina è chiuso murato, ma nessun problema, mi faccio trovare al cancello d’ingresso. Vi aspetto alzato!”
Alle nove e mezza Simo e Greta sono a nanna e già la palpebra cala inesorabile
davanti ad un film di azione…alle dieci racimolo le ultime forze per mettere la sveglia alle 23.25. Non c’è problema!
Inutile dirvi che a mezzanotte passata venivo svegliato da Fabio
e Cami… Sarà stata la cena a base di montone in umido e vino cileno…mi perdoneranno?!
E via che si va! Carichi come muli…
Cambusa straripante, serbatoi pieni, Kudra è bassa al galleggiamento. Speriamo che l’assetto (peso a poppa e a dritta per contrastare onde e vento) vada bene.
Pronti a salpare, la finestra meteo che ci permetterà di raggiungere San Blas senza troppi scossoni è finalmente arrivata.
Onda da nne un po’ confusa e vento 15-20 sempre dal primo quadrante.
Al mattino presto ci facciamo abbracciare dall’aliseo, che ci fa volare tra le onde regalandoci velocità alte e ci fa godere nuovamente dell’Oceano. All’alba del giorno successivo avvistiamo le brulicanti, basse, belle …ed “bastarde” isolette dell’arcipelago Panamense di San Blas, territorio autonomo e dalle tradizioni ancora forti.
Siamo in un altro mondo. Centinaia di isolette, sabbia bianca e palme
dense come se stessero schiacciate in un me
trò, circondate da chilometri di barriere coralline. Uno spettacolo!
Mi sento Indiana Jones alla scoperta dei tesori perduti. Le navigazioni qui sono molto brevi ma potenzialmente pericolose. I reef sono visibili solo in buone condizioni di luce e nelle “passe” bisogna stare molto attenti. Diventa quindi importantissimo poter vedere al meglio sott’acqua.
Per questo abbiamo attrezzato una
scaletta per potersi facilmente arrampicare fino al primo ordine di crocette, circa 8 metri sull’acqua. Come direbbe un comandante d’altri tempi…”marinaio!…in coffa!!” Da li lo spettacolo è mozzafiato, i colori dei fondali sono vivissimi e la prospettiva dall’alto ti da sicurezza sulla direzione da prendere.
Saltellando come grilli di isola in isola, di acquazzone in schiarita, scopriamo il rilassato ritmo di vita dei “barcaioli” e della gente locale, i Kuna.
Le loro imbarcazioni sono ricavate da un tronco di legno scavato e armate con un albero a sartie volanti umane e randina +
fiocchetto. Tutto piccolino ma molto efficace, grazie al sovradimensionato remo che fa anche da timone e deriva.
Le vele si stagliano coi loro improbabili colori sullo sfondo di questo angolo di paradiso.
Anche i “barcaioli” non scherzano… la varietà di barche a vela provenienti da ogni angolo di mondo ci fa realizzare che questo sogno caraibico è proprio di tutti. Peace and love to the world!
Le isole più vicine alla costa sono le uniche abitate stabilmente
In effetti…mooolto abitate. Le case in bambù sono costruite fittefitte al massimo 1 metro una dall’altra e spesso sono costituite da uno o due locali, arredate con amache e abitate da una moltitudine di Kuna sorridenti.
I milioni di bambini che popolano le poche strade di sabbia ci accolgono sempre festosi e, curiosissimi, spesso fanno a gara per accaparrarsi l’uragano biondo che è Greta.
Alle San Blas si può fare un discreto shopping…anche se la carta di credito naturalmente non serve a nulla.
Col dollarone puoi però acquistare pane, un po’ di viveri, birra e rum, carburante e…molas.
Molti di voi già sanno di cosa parlo: sono rettangoli di tessuto fittamente “ricamati” a strati; la particolare lavorazione a mano è
monopolizzata dalle numerose donne e da qualche travestito convinto. A cosa servono? Coi motivi tradizionali vengono cucite sui vestiti delle donne Kuna, acquisendo così significati relig
iosi e sociali. Ma ormai il business ha indotto le molamakers a diversificare l’offerta in centinaia di motivi differenti.
L’abilità di questo lavoro sta nel perdere vista e testa cucendo milioni di punti invisibili ogni giorno della propria. Più un maestro mola è bravo più è accecato! Al di la di tutto...ammirevoli!
Le molas sono bellissime, una diversa dall’altra; averne sotto gli occhi decine e decine scatena qualche strana reazione chimica nel cervelletto.
A me prende una febbre incontenibile di shopping violento: ogni volta che c’è un occasione di acquisto carico le tasche dei bermuda con rotoli di $$$. E l’occhio si inietta di desiderio.
Ma torniamo alle isole disabitate, i cayos da car
tolina che sono nell’immaginario comune…e nelle lenti polarizzate dei nostri occhiali da sole.
Fabio in coffa, Cami a prua, Greta ovunque, Simo ad ammainare la randa, io al timone; 3 metri d’acqua! Fondo all’ancora! Spiaggia a prua, corallo ovunque, sole alto nel cielo…maaaa dove ho messo la maschera? Simo, hai visto i piombi? Braccioli? Tutti pronti e impomatati? Reeeeeeeffff!!!
E qui ci vorrebbe un post solo per descrivere la varietà di pesciolini e squali che ci circonda. Ok, ok, sto esagerando!
Diciamo che finalmente, a 37 anni suonati, vedo i miei primi squali…nutrice. Abbbeelllli!!!! Io sono di Bergamo!! Il nutrice è più che sufficiente!! Grossi e innocui popolano i fondali insieme al resto dei pinneggianti.
E che bello scoprire ogni angolo di questi giardini sommersi!
Cami e Fabio in particolare fanno chilometri tutti i giorni in acqua e tornano sempre con bellissime fotografie subacquee.
Insomma una figata stratocosmica.
In questi giorni di puro godimento riusciamo pure a riservarci qualche ora di windsurf, almeno fino a quando la vela multirammendo cede definitivamente sotto il peso del mio corpicino in una delle rovinose cadute in velocità.
Ma sia io che Fabio abbiamo comunque avuto un corposo assaggio di adrenalinica bolina tra le teste di reef. Bellissimo!
Il tempo passa veloce, le giornate sono piccoli quadretti da collezionare e aprile è qui.
La mesata con Cami e Fabio volge ormai al termine…ragazzi, è sempre bello avervi a bordo!
Ciao marinai!!
Matteo