I protagonisti
Sui sedili anteriori:
- il sottoscritto in qualità di pilota ufficiale “Kia off-road adventures”
- Ale: il navigatore. Dotato di cartografia palmare ha anche la funzione di agenzia viaggi e oratore di guide turistiche in real-time
Sui sedili posteriori le femmine:
-Simo: con funzione di madre, massaggiatrice del pilota e bodyguard n°1
-Moni: ufficiale di bordo con compiti amministrativo/contabili, massaggiatrice del navigatore e bodyguard n°2 ex-equo
-Greta: in qualità di figlia, merce di scambio con gli indios, attrazione turistica, sirena antinebbia, antifurto, ecc… naturalmente è scortata dalle bodyguard di cui sopra.
Ultima ma non ultima: Kia, il nostro cattivissimo fuoristrada no-limits, attrezzato per spedizioni oltre i confini del mondo.
Sbarcati in Venezuela con l’obiettivo ambizioso di aprire una nuova pista nella jungla, gli equipaggi di Kudra e Nicolandra organizzano una spedizione ai limiti del mondo conosciuto.
In una settimana che passerà alla storia come il Carnevale dei Gringos i nostri eroi, armati con i migliori equipaggiamenti (infradito, crocs, occhiali da sole) attraversano da nord a sud l’intero paese per raggiungere la remota Gran Sabana, un enorme altopiano su cui si ergono maestosi mattoni di roccia chiamati Tepui, ed esplorano ogni km di asfalto, terra, fango, ghiaccio.
Dal Giornale di Bordo
1° giorno:
lasciamo di buon ora P.to la Cruz a bordo di un autobus con destinazione ciudad Bolivar. 350 km di strada insignificante. È lunedì e tutto è chiuso per i festeggiamenti del Carnevale. Piazzati i bagagli alla posada Don Carlos (tipo B&B) nel centro storico (la città è stata capitale del Venezuela) girelliamo per le strade deserte ed il frequentato lungo fiume (l’Orinoco!).
Viene stabilito il contatto con la popolazione autoctona grazie alla Gretoletti che, con la bionda chioma al vento, richiama ed infiamma le donne di cui pullula la passeggiata.
Naturalmente nel frattempo proseguono le valutazioni del mezzo 4x4: per la nostra avventura extreme serve qualcosa di speciale. Hummer e trattori non reggono quando stressati dalle buche delle piste nella savana! Decidiamo quindi di scegliere il meglio sul mercato del fuoristrada professionale…
2° giorno:
siamo pronti per la seconda tappa di avvicinamento
La colazione a base di uova strapazzate nello strutto montato a neve nell’olio di balena ci permette performance notevoli e in men che non si dica un secondo autobus ci porta fino a P.to Ordaz, città di confine (si fa per dire) dove i filibustieri si incontrano con i commercianti di metalli preziosi. I fumaioli delle industrie di lavorazione del ferro ci distraggono dalle bellezze che ci circondano (superstrade, capannoni, palazzoni).
Grazie alla rete di informatori di Ale scopriamo finalmente dove trovare il mezzo 4x4. L’aeroporto. La contrattazione è veloce, il denaro è all’ultimo posto nei nostri pensieri (!??), i nostri occhi sono pieni dell’avventura che ci aspetta.
Dopo solo 2,65 ore saliamo a bordo di Kia, la nostra rossa!
Accendiamo il motore, innesto il 4x4, do gas e finalmente si parte in sgommata incontro al destino.
Usciamo dal traffico della città e prendiamo la strada che conduce verso sud, verso il vicino Brasile (700 km).
I chilometri scorrono veloci e la nostra rossa si inebria di velocità. 10…30…80…1100…12000. alla velocità della luce, ma stanchi dopo una gara di go-kart, arriviamo a Tumeremo, simpatico paesino in pieno festeggiamento del carnevale. La piazza Bolivar è gremita di bambini (numerosissimi qui in Venezuela) e di adulti.
Scendiamo dal 4x4x4x4, traffichiamo con spuntini, gelati, cambio pannolino e ad un certo punto chiudo l’ultima portiera, mi allontano pochi passi e quindi un neurone in controtendenza mi avverte che forse ho fatto la furbata: la nostra auto si chiude automaticamente dopo pochi secondi dalla chiusura portiere, e le chiavi sono dentro!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Scatta l’emergenza: Ale suggerisce di chiamare le forze dell’ordine. Attraversiamo quindi la piazza e ci presentiamo al posto di polizia.
“Alora, tenemos un problema. Il carro sta serrado. La ciaves sta nel carro. Puede aiutar?”
3 secondi netti e un poliziotto arriva con una gruccia (omino appendiabiti) in ferro.
L’operazione di scasso dell’auto ha del comico: a sostegno ed aiuto della pula arrivano infatti un sacco di personaggi dalle più svariate abilità manuali e chiavi pass-partout. Dopo svariati tentativi gli eroici poliziotti riescono ad aprire la portiera. Grandi!
Ringraziamo i nostri salvatori con un’adeguata fornitura di birra e ci avviamo al primo albergo con 2 stanze libere.
La notte scorre serena, tra la musica in strada e il traffico dell’incrocio su cui si affaccia la nostra finestra senza vetri.
3° giorno
Lasciato Tumeremo superiamo velocemente El Dorado, il Km0,
dove parte l’ultimo tratto di strada prima del Brasile. 350 km di paesaggi spettacolari, montagne imponenti e cascate, cascate, cascate…
Grande Ale che ha sempre capito l'idioma locale quando chiedavamo indicazioni difficilissime ai passanti. Spesso dicevano: "Derecho! Derecho!"
. non abbiamo mai sbagliato strada!
Poco dopo raggiungiamo finalmente la Gran Sabana. Saliamo fino ai 1000 m circa dell’altopiano e la vista si apre in uno spettacolo impressionante.
A perdita d’occhio le colline si snodano dolci una dopo l’altra. E la strada, dritta, le attraversa.
Oggi ci aspetta la grande prova. Aprire una pista che ci porti in una zona a 1400 metri circondata da 7 tepui.
Dopo aver fatto il pieno alla rossa (circa 70 centesimi d’euro), indossiamo le tute ignifughe, i caschi e i guanti da rally.
Un’ultimo spuntino per Greta, che con la bocca piena si lamenta molto meno delle buche e delle ore d’auto, quindi imbocchiamo la pista che ci porterà al villaggio indio di Kavanayen.
Kia si diverte sul terreno sconnesso e ci porta in sicurezza tra guadi, salti e ponti di corde.
70 km di sterrato nel cuore del Venezuela sono come 3 giorni non stop a mirabilandia. Un'esperienza unica, ma ci vuole una buona schiena e preparazione atletica. E noi siamo pronti a tutto!
Nel frattempo, nell’ombra, sui sedili posteriori della rossa si combatte una guerra parallela:
Greta Vs Simo&Moni.
La prima lanciata in pianti strappacapelli e frignite acuta, le altre impegnate anima e corpo ad inventare qualunque magia possa sedare l’uragano biondo.
3 ore e mezzo dopo giungiamo incolumi, ma senza udito, al villaggio. E’ il tramonto, il posto è da confini del mondo, la gente è sorridente e il ristorante è aperto!
Ci abbuffiamo come non mai, coccolati dal gestore del posto, dalla giovane moglie e dai sui 7 figli.
Sgranata imperiale!
4° giorno
In previsione di ore di trekking estremo e di discesa del Rio Aponguao fino alle cascata di Chinak meru (105 metri), anche oggi colazione abbondante. Un ultima passeggiata in paese e poi di nuovo culo incollato al sedile.
Vi propongo un estratto dalla scatola nera di Kia per farvi capire l’approccio professionale dei nostri prodi:
“Greta si sta addormentando…"
“Allora rallento un po’ e tutti zitti…”
“tu tummmmppp!”
“’azz…la buca…”
“UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!”
“Vabbè, allora accelero, va là.”
Vvvrrrrrummmmmmmmmmm.
Grazie al sofisticato radar di bordo agli infraverdiscoloriti, possiamo viaggiare a circa 233 kn/h su qualunque terreno.
Così diceva la pubblicità. Però non spiegava cosa succede agli occupanti lanciati a 233 kn/h su una pista di motocross. Noi l'abbiamo scoperto.
A questo proposito ringrazio Simo Moni e naturalmente anche la baronessa Alfonsina Gretoletti che hanno resistito stoicamente a tutte le mie accelerate e ai derapage di potenza.
Per discendere il fiume fino alla grande cascata prendiamo a nolo barca e indio conduttore: le canoe sono quelle tipiche, lunghe e strette scavate da un tronco. Stiamo già assaporando il viaggio sulla canoa di 4000 anni fa ma la nostra guida ci porta inesorabilmente verso l’unica barca moderna. Scafo in alluminio e sedili in plastica. E’ un duro colpo, ma sopportiamo.
Di ritorno dalla spedizione, stanchi e soddisfatti del nuovo sentiero aperto a beneficio della comunità monatana, ci rifocilliamo con pollo al BBQ.
Ripartiamo sotto un cielo sempre più grigio e piovoso.
Altri 30 km di sterrato ai limiti della sopportazione di mezzo e uomini ed infine riprendiamo il nastro asfaltato. Prua a sud, l’avventura continua.
Raggiungiamo San Francisco al tramonto ed in serata facciamo un planning dettagliatissimo dei giorni seguenti.
5° giorno
Ci svegliamo sotto un cielo che non dà speranze: grigio e piovoso.
Ripreso il cammino verso sud ci avventuriamo alla scoperta di altre bellissime cascate.
Ma il dramma si sta consumando: Greta ha ormai raggiunto la saturazione da auto. Il livello di decibel è ormai così alto che pian piano cambiano le priorità dei nostri off-road-boyz:
“ci fermiamo qui a mangiare?”
“no, Greta dorme e non ci sono buche. Proseguiamo”
…
“mi tremano le mani dalla fame! Sono le 3 e mi scappa la pipì! Ci fermiamo? In questo bel ristorantino tipico?”
“Maaaaaaa. No. Greta è così sorridente ora che non possiamo non sfruttare il momento magico”
…
“UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!”
“ora mi fermo”
“no, ormai è passato, andiamo al prossimo, tanto è tra soli 85 km”
Al tramonto siamo 300 km più a nord, nel vano tentativo di allontanarci dalle urla che vengono dal sedile posteriore.
Tornati al km 0, ovvero alle porte di El Dorado, decidiamo di fermarci per la notte. Entriamo quindi in paese. Facciamo un giro di ricognizione e rimaniamo un po’ perplessi di fronte alla quantità di sbarre, serrande, catene, lucchetti, guardie poste a protezione di tutti gli edifici. Ogni singola porta o finestra è protetta.
Anche le stanze dell’albergo sono chiuse, oltre che con la serratura, con catenaccio e lucchettone. All’unanimità decidiamo di ripartire nonostante la stanchezza e i timpani perforati, anzi cesellati da Greta.
Il caso ci riporta a Tumeremo, simpatico paesino….
6° giorno
Il gran consiglio è al completo. Il tempo sempre brutto e Greta sempre più provata dalla rossa ci fanno decidere per la fuga.
Capita l’antifona Kia si lancia sulla strada dritta: oggi arriveremo al punto di partenza: P.to Ordaz.
Con il solito giochetto di aspetta,rimanda,ora no,ora si, alle 3 del pomeriggio, con lo stomaco vuoto come un pozzo asciutto, ci fermiamo finalmente per un’ultima avventura estrema: mangiare 2 vassoi stracolmi di carne al BBQ e verdure. L’impresa ha dell’epico e dopo quasi un’ora, con le mascelle ormai spappolate, ci alziamo vincitori e felici.
Entrati in città cominciamo a seguire le indicazioni delle guide e dei passanti per trovare le poche posade disponibili.
Passano le mezzore e i km, ma di letti per dormire nemmeno l’ombra. 3 ore più tardi, stremati dalle code e dai semafori, spegniamo finalmente motore davanti all’hotel la Casona.
“Disponibili solo una suite-imperiale-emirates e una queen-suite-extra-large-full optional. Fanno cinquecentosessantamilamiliardi di bolivar. Interessa?”
“SI!”
Mettiamo finalmente a nanna la bimba ma, non avendo le forze per spostarci fino al ristorante, decidiamo di cenare in corridoio con rhum e acqua fredda.
La notte passa lentamente, tra musica da disco che arriva nonostante i quadrupli vetri antiproiettile della suite e il mal di testa inevitabile da rhum di dubbia qualità.
7° giorno
La fuga.
Lasciamo presto l’albergo per restituire presto l’auto e arrivare presto in barca per terminare PRESTO il concerto di Greta.
Alle 8.10 siamo al banco del Rent’a’car Orinoco.
Alle 11.40 stiamo ancora aspettando allo stesso banco.
Finalmente riusciamo a consegnare il potente mezzo da esplorazione e ci dirigiamo alla stazione bus.
Nonostante un bus sia in partenza per p.to la cruz in 15 minuti, prendiamo i biglietti per quello di un’ora dopo, che dovrebbe essere più bello e veloce.
Morale: il bus arriva in ritardo e con un buco così nel parabrezza. Partiamo poco convinti ed infatti il conducente non passa i 60 km/h. Inoltre ci obbliga a guardare film violenti tutto spari, ad alto volume. Doppio strazio.
100 km, 3 ore e 2,5 film dopo, fermi a San Felix in stazione, scappiamo dal bus e ci infiliamo in un taxi, su cui percorriamo velocemente gli ultimi 250 km che ci separano dalle amatissime barche.
La nostra morale:
1- per le grandi esplorazioni serve almeno un k-way
2- i tappi per orecchie anti bimba/bomba dovrebbe passarli la ASL
3- il capello biondo tira da matti!
Buon vento!!
Matteo